mercoledì 23 settembre 2009

IN QUELL'APPARTAMENTO - GARAGE DI VIA CAIO MAMILIO, 15 AL TUSCOLANO.

Introduzione.
La storia dell'umanita' e' stata piena di nefandezze, che guarda caso, si ripetono ciclicamente e con le stesse modalita': Cambiano solo le cosiddette condizioni al contorno, ovvero le circostanze.
Se, in piena seconda guerra mondiale, circa 70 anni fa, l'odio razziale ha portato a togliere dalla faccia della terra, in pochi anni una decina di milioni di perseguitati (gli ebrei, gli zingari ed altri gruppi etnici), ancora oggi la storia continua nella stessa faldariga, a farlo, specialmente nel conflitto oriente-occidente ed in certe zone interne dell'Africa. Quindi nulla di nuovo nel cuore dell'uomo.
A proposito l'altra settimana c'e' stata una celebrazione in memoria dello shoa in Germania nei campi di concentramento di Auswitz e Birkenau, in cui ci sono stati invitati tanti rappresentatnti mondiali; per l'Italia era presente anche la comunita' di S. Egidio. Significativo il discorso fatto dal Rabbino d'Isreale, per ricordare le barbarie avvenute e per alimentare la speranza che questi fatti non avvengano piu'.
Per questo, alcuni rappresentanti della comunita' di S. Egidio, dopo essere tornati a Roma hanno organizzato un incontro dedicato in una loro sede al quartiere tuscolano.
Parla Sergio...
Lunedi' mattina 20 settembre.
Incontro il mio collega Paolo Fabbreschi e ci andiamo a prendere un caffe' aziendale. Egli mi racconta che il giorno prima e' stato ad un incontro del X municipio (Cinecitta' - Roma), dove si e' festeggiato il giorno conclusivo del Ramadan. La giornata poteva assere anche il pretesto di finalizzare una determinata realta' ecumenica e cercare dialogo ed amicizia con gente di fede diversa dalla nostra cristiana.
Ovviamente tutto era stato organizzato dalla comunita' di S. Egidio, che da anni opera in questo settore.e alla fine c'e' stato anche un consistente banchetto, dove era predisposto un buffet pieno di ogni ben di Dio.
In conseguenza a questa giornata si e' pensato di organizzare per l'indomani sera un'incontro per raccontare l'esperienza, che la comunita' di S. Egidio aveva fatto una settimana prima in Germania, dove si e' celebrata la memoria dello shoa'.
Paolo mi dice se voglio andare con lui quella sera ed ho accettato di buon grado.
Alle otto di sera mi trovo in via Caio Mamilio 15, c'e' una rampa di garage in discesa ed immediatamente a destra si svolta un una struttura dotata di corridoio e di una grande sala interna.
Le sedie sono disposte a circolo, ma sono ancora vuote, c'e' solo Nicola ed il suo amico chel 'accompagna. Nicola e' un uomo disabile che sta su una carrozzella, con evidenti difficolta' nel parlare. Nonostante tutto fara' un intervento molto efficace, con soluzioni di Fede molto pratiche e veritiere.
Paolo non e' ancora arrivato, lo vedo poco dopo all'ingresso del numero 15.
Piano piano, sino alle 8 e mezza arrivano alla spicciolata tutti gli altri: Sergio, che dovra' presiedere la riunione, Valerio, un giovane ingegnere, che e' stato anche lui ad Auswitz la settimana scorsa, un paio di coppie e una decina di altre persone, con alcuni ragazzi e giovanni donne.
Verso le nove meno un quarto s'inizia e Sergio, un tipo di statura minuta, con i capelli ricci e brizzolati, comincia a parlare tra l'attenzione di tutti gli astanti.
Si comincia a parlare di razze considerate inferiori, per le loro differenziazioni comportamentali e politiche fino all'individuazione dei gruppi etnici da eliminare per risanare l'umanita'; siamo alla soglia degli anni trenta e vengono subito additati gli ebrei, per caratteristiche caratteriali non considerate civili e per la loro intraprendenza economica e gli zingari, gia' definiti come ladri di bambini.
L'umanita' deve essere ripulita dalla sozzura etnica, che puo' contaminare un normale sviluppo del progresso e quindi si decide di intraprendere, soprattutto da parte della "razza ariana", azioni che limitino i diritti civili di questa gente "inferiore". Poi piano piano le persecuzioni, e molte di queste rimarranno nascoste agli occhi del mondo per un po' di anni: tutto sara' rivelato a partire dal maggio 1945, quando le truppe sovietiche scopriranno tutte le atrocita' consumate nei campi di concentramento tedeschi.
Dopo un'esposione di carattere generale Sergio rende note alcune testimonianze: legge dei testi, che parlano e raccontano dettagliatamente le atrocita' consumate nei lager. Impressionante e sconvolgente la lettura di un brano da "La voce dei sommersi" di Carlo Saletti. Questo libro e' una raccolta di manoscritti di ebrei internati, destinati a morire, manoscritti che sono stati ritrovati dopo, che tutto si era svolto, nelle celle di prigionia, contenuti o nascosti in bottiglie in parte murate.
Il brano letto racconta di un certo numero di donne ebree trasportate completamente denudate su di un carro e rovesciate sul fondo stradale, alla stregua di un ammasso di ghiaia, allorche' si trovano in prossimita' delle camere a gas, dove dovranno morire asfissiate ed in seguito cremate nei forni crematori.
Sergio salta alcuni brani che sono scabrosissimi nelle descrizioni, per non turbare ulteriormente gli astanti.
Poi legge dei brani relativi alla "Notte" di Elie Wiesel, dove e' riassunta la vicenda di un padre cinquantenne ed un figlio dodicenne, che sono entrambi rinchiusi in un lager. Alla fine, si vedra' che anche loro si adegueranno al ritmo della vita di prigionia, che perderanno ogni senso di rabbia e di ribellione, per puro spirito di sopravvivenza.
Dopo questa prima parte, e' stato dato spazio ai commenti degli astanti e per primo e' stato Valerio a parlare, dato che anche lui, con Sergio era andato la scorsa settimana in Germania, alla celebrzione della memoria dello shoa'.
Valerio ha detto anzitutto, che, un conto e' leggere sui libri l'esperienza dello shoa', ed un altro e' vedere direttamente, anche se dopo sessantanni, i campi di concentramento: li', in sito, la tua mente comincia ad immaginare e a ricostruire le storie che si sono intrecciate nel primo quinquennio degli anni quaranta: pareva vederla questa gente che viveva di stenti, soffriva in schiavitu' ed era portata di fronte alla morte come niente. Addirittura, si dice che in un periodo di 90 giorni sono state portate a morte piu' di 400000 persone!
Come fare a non immaginare nel proprio luogo, questi efferati crimini dell'umanita'.
Subito dopo, ha affermato che la situazione dell'uomo nonostante tutto e' sempre la stessa e che ancor oggi, negli anni 2000, ci sono grosse persecuzioni, soprattutto verso le etnie piu' deboli: i corsi ed i ricorsi della storia.
Infine l'ultima affermazione di Valerio e' stata che il male non appartiene ad un'altro pianeta, ma a questa terna e non e' una cosa che vive al di fuori delle nostre realta' quitidiane, bensi' e' una dura realta' che ci tocca e ne siamo per forza partecipi, indipendentemente dalla nostra volonta' e per questo, dobbiamo avere la consapevolezza che bisogna combattere con mezzi opportuni cio' che ostacola una convivenza civile tra tutti gli abitanti di questa tormentata terra.
E' seguito poi l'intevento del mio collega Paolo, che ha ribabdito, che bisogna rimboccarsi le maniche, cercando di ritrovare i valori veri, da inculcare soprattutto ai giovani, ma partendo principalmente da un'istituzione, che sta rischiando di crollare: la famiglia.
Hanno chiuso altri due o tre interventi, di cui uno importante e' stato quello di Nicola: "Cio' che ci limita nei rapporti umani a qualsiasi livello e' la paura ed e' la paura stessa che scatena le guerre. Per questo bisogna aprirsi all'altro, ma soprattutto, come diceva G.P. II, aprire le porte a Cristo!".
Dulcis in fundo, Sergio, tramite il suo portatile, ci ha fatto vedere, traducendolo in italiano, frase per frase, il filmato della cerimonia a Birkenau dell'altra settimana, con il discorso in inglese che ha fatto il rabbino d'Israele. Nell'ultima parte del video e' stato ripreso il momento di una bellissima preghiera ebraica per i defunti, in onore alla memoria dell'olocausto.
Riporto per precisione l'intervista del rabbino, tradotta in italiano, immediatamente nelle righe seguenti, mentre se si clicca il seguente ipertesto ( video originale ) si ha il filmato della celebrazione della memoria, con il discorso stesso del rabbino.

Nel settembre del ’93 questa settimana 16 anni fa ebbi una lunga conversazione con il Papa Giovanni Paolo II a Castelgandolfo in Italia. All’inizio del nostro lungo incontro mi disse: “Mi ricordo di suo nonno, nella città di Cracovia, dove sono stato vescovo, durante la guerra mondiale.Ricordo suo nonno il Rabbino Frankel che andava verso la sinagoga per lo Shabbath il sabato, circondato da moltissimi bambini.”Gli chiesi: “Quanti nipoti ha?”Lui rispose: “47.”Ed il Papa mi chiese allora: “Quanti sono sopravvissuti all’Olocausto?”Io risposi: “Solo cinque.”42, compreso mio fratello, che aveva 13 anni, e tutti i miei cugini, erano morti durante l’Olocausto. Il Papa alzò gli occhi al cielo e disse: “Ho visitato già un centinaio di Stati. Ovunque io vada lo ripeto sempre con forza. Noi, tutta l’umanità, abbiamo l’obbligo e l’impegno di garantire un futuro ed una continuità ai nostri fratelli maggiori, gli Ebrei”.Noi oggi siamo qui riuniti grazie all’invito della Comunità di Sant’Egidio, che ci ha condotti a visitare insieme il più grande cimitero dell’umanità, della storia dell’umanità, nel luogo dove c’era la fabbrica della morte.Potete vedere la foto di Mengele, con un dito decideva se a destra o a sinistra, la vita o la morte.Ecco, era la fabbrica della morte.E il mondo era diviso in 3 parti.Una parte dove stavano gli assassini, i nazisti e la resistenza. Dall’altra parte le vittime. La terza parte era costituita dal mondo che restò in silenzio. E non disse una parola.Ecco perché oggi siamo qui.Per promettere a noi stessi, ai nostri figli ed alle generazioni future, come avete detto prima, NEVER AGAIN, mai più.Noi non dimenticheremo mai, non possiamo dimenticare, e faremo ogni sforzo affinché un tale orrore non si ripeta. In nessuna parte del mondo, contro nessuna nazione al mondo.Secondo i rapporti dell’ONU che io cito e ripeto in continuazione ogni giorno, di fame e solo di fame, non di malattie, non di incidenti automobilistici, non di Aids o di cancro, ma solo a causa della fame, 18.000 bambini muoiono ogni giorno. Da quando siamo arrivati ad Auschwitz ad oggi, mille bambini, neonati, bambini innocenti sono già morti di fame, principalmente in Asia ed in Africa. Ma non si vede nemmeno sulle prime pagine dei giornali, o nei titoli dei telegiornali. Su nessun canale. 18.000 bambini al giorno!Sant’Egidio si prende cura della salute dei poveri, dei bisognosi, delle vittime del passato e per evitare vittime innocenti nel futuro.Vedete qui oggi quante religioni sono rappresentate. Io faccio appello anche ai cugini del mondo islamico. Se possiamo camminare qui oggi spalla a spalla e deporre dei fiori, non possiamo anche sederci insieme ed avere un buon dialogo per risolvere tutti i conflitti e tutti i problemi e parlarci, l’uno con l’altro, come amici, come cugini, come vicini? Sì possiamo.Io avevo un amico, un sopravvissuto ad Auschwitz, un famoso scrittore che scrisse diversi libri sulla sua terribile esperienza.Mi diceva sempre: “Non scrivo mai con l’inchiostro, ma con il mio sangue.”Venne chiamato come testimone al processo di Adolf Eichmann. Dopo pochi minuti dall’inizio della sua testimonianza svenne e cadde a terra. Non poteva sopportare di testimoniare.Quando vide Eichmann, disse: “Io vengo da un paese in cui i bambini non sono mai nati e i fiori non crescevano più. Era un pianeta diverso, un pianeta chiamato Auschwitz. Vedo le loro facce.” Disse e poi svenne.Che la memoria del mio amico sia benedetta. Ciò non avvenne in un altro pianeta. Era il nostro pianeta. Sentivano la musica, leggevano libri, studiavano filosofia, morale, etica ed erano eletti in un modo molto democratico. Ma loro lo fecero. L’omicidio di 50 milioni di persone, compresi 6 milioni di Ebrei. Nessuno li aveva minacciati o messi in pericolo.Noi non avevamo armi. Non avevamo un paese, ne’ uno stato. Ne’ missili, ne’ razzi. Non avevamo una pistola in mano. Su questo pianeta!Dobbiamo essere sicuri che su questo pianeta non riappaia più un orrore simile.Finirò il mio discorso così come ho iniziato, con la memoria di Giovanni Paolo II.Mi chiese: “Rabbino Capo, lei ha dei figli?”Risposi di sì. “Vivono in Israele?” mi chiese.“Sì, tutti, anche i miei nipoti vivono tutti in Israele.”Ed egli mi disse:”Questa era la promessa di cui parlavo sul futuro e la continuità degli Ebrei.”Quando nel ’95 mi trovavo nel campo di Buchenwald, nella città di Weimar in Germania, dove venni liberato quando avevo 8 anni, sul muro della finestra della stanza delle torture vidi una parola “necumene”, in Yiddish "fai la vendetta". Era l’ultima parola di un uomo torturato in quella stanza, una vittima di Buchenwald. Vendetta. Quale vendetta possiamo fare noi? Sono un credente, credo nel Signore onnipotente, non solo perché sono un rabbino o un ebreo. Ma perché sono un essere umano. Io credo sia accaduto dal Cielo.Due o tre ore fa, qui a Cracovia, ero arrivato stanotte per partecipare all’Incontro, ho ricevuto una telefonata da mia nipote. “Nonno, mezz'ora fa ti ho dato alla luce un altro nipote." E’ nato oggi alle 7 in Israele.Questa è la mia vendetta. Questa è la mia risposta. Questa è la mia soluzione.Vivi e lascia vivere. Vivete insieme, in amicizia, in amore ed in pace. Grazie.
La serata si conclude alle 22:30, con la promessa di rivederci ben presto ad un incontro successivo.

(Paolo Carlizza)


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