giovedì 4 giugno 2009

LA CARITA' PULSA NEL CUORE DI ROMA.

I personaggi principali di questa vicenda di carita' umana sono tanti ma ne nominerei solamente due, Dino Impagliazzo, in primis, l'Imperatore della Carita' ed Edoardo Lagana', assieme alle proprie mogli Fernanda e Marisa.
Dino ed Edoardo, vorrei puntualizzare, sono due ottimi miei amici e tutti e tre facciamo parte del Movimento dei Focolari, fondato dalla mai dimenticata Chiara Lubich.
Da due anni loro due, con l'aiuto di altri volontari, stanno letteralmente sfamando un gruppo d'indigenti, che bivaccano nelle stazioni ferroviarie, specialmente la Tuscolana, cucinando i pasti (un buon primo, un secondo o dei panini, frutta e qualche volta dolce, caffe', the e vino, per non parlare a Natale ed a Pasqua, quanta grazia di Dio viene distribuita). Ed il tutto si svolge all'aperto, dietro una transenna, dove i poveri si mettono in fila, per avere il dovuto.
Due anni fa, all'inizio dell'attivita' , "Il Messaggero" si occupo' di questa vicenda, scrivendo l'articolo riportato di seguito. Ma non solo i giornali posero l'attenzione su questo gruppo, supportato anche dalla Confraternita della Misericordia, ma anche Rai 2 e Rai 3, mandarono in onda esaurienti servizi nel corso della cronaca romana dei loro telegiornali.
L'attivita' in due anni si e' allargata al punto tale, da coinvolgere altre parrocchie della zona del Tuscolano, specialmente S. Antonio da Padova in Circonvallazione Appia e S. Antonio da Padova in piazza Asti. Quest'ultima ha messo a disposizione per un certo tempo le cucine dei Padri Rogazionisti, che ivi sono residenti, la prima dei locali dove riporre la gran quantita' di alimenti che arrivano da diverse parti. Per esempio la Todis di Fiano Romano, assicura periodicamente ingenti quantita' di prodotti alimentari, che non vende piu', ma in ottimo stato di conservazione.
In ultimo, una parrocchia in via Narni, dedicata al S. Cuore, ha messo a disposizione dei locali, dove imbastire mense provvisorie dalle 20:30 alle 21:15 della domenica sera e cosi' queste persone beneficiate possono consumare un pasto al coperto, specialmente nei giorni in cui il tempo non e' buono.
Questo vuole essere un mio regalo personale a questi personaggi coraggiosi, che d'inverno sfidano anche l'intemperie e talvolta, loro malgrado sono coinvolti di tanto in tanto in piccole risse da sedare. Ci vuole cuore, fegato e tanto Spirito.
Infine annuncio che Edoardo e sua moglie Marisa stanno probabilmente preparando un sito o un blog, tutto incentrato sull'attivita' della Stazione Tuscolana, dove verranno inseriti articoli, novita' ed altre informazioni.
Le mie piu' sincere congratulazioni!
(Paolo Carlizza, giu 09).

Commento di Paolo Carlizza nel maggio 2007.
Dino e' un mio caro amico. Da lui e' partita l'idea di organizzare cene la domenica sera per i barboni alla Stazione Tuscolana. Di questo progetto ne sentivo parlare via via che prendeva corpo, nelle nostre riunioni settimanali. In tre settimane l'iniziativa, dopo un decollo iniziale abbastanza soddisfacente, ha avuto un'esplosione di successo inaudita.Tant'e' vero che e' stata segnalata dal Messaggero in Cronaca di Roma di oggi. Bravi tutti i collaboratori, ma l'appellativo di GRANDE, Dino se lo merita, anche considerando che non e' piu' un giovincello di primo pelo. Senza impegno, mi chiedo se volessimo eventualmente contribuire pure noi, inviando o qualche soldo o fare panini oppure ancora vogliamo impegnarci in qualche modo in loco: l'impegno e' aperto a tutti e potrebbe essere anche un'esperienza interessante ed al piu' potrebbero nascere anche rapporti nuovi con persone che non immagineremmo mai di conoscere. Saluti a tutti.


Da "Il Messaggero" del 20 marzo 2007.

Ogni sera alla Stazione Tuscolana viene servito un pasto caldo ai poveri.Era rimasta scoperta la domenica, un gruppo di abitanti dell’Appio- Tuscolano si è offerto di cucinare. Ai panini pensano altre famiglie.

Sono pensionati ma anche giovani: passano ore in cucina per poter sfamare e servire barboni e indigenti.





Dice: DINO, 77 ANNI ( a sinistra nella foto sopra, con Mino, un suo vicino di casa).
“Ho preparato la classica pasta e fagioli romana, ma la prossima volta ne faccio di più. C’è una molla che mi porta sempre dove c’è bisogno”.


Dice :ANGELA, 61 ANNI .
“Non avevo mai cucinato per 100 persone, ma che soddisfazione. Sono creature a cui voler bene . Più utile essere qui, che pensare a se stessi “.




Volontari al lavoro.



«Che mi puoi fare 20 panini?». Dino l’ha chiesto a Mino, il vicino di casa. Funziona così, più banale di quanto uno s’immagini. Perché la domenica era scoperta. Come se i poveri la domenica non mangiassero. Ora non più, ora alla Stazione Tuscolana anche quel giorno c’è un pasto caldo per chi ne ha bisogno.E’ un gruppo misto, per lo più privati cittadini, quello che da quattro settimane si occupa di portare ogni domenica del cibo a barboni, senzatetto, senza niente, disgraziati metropolitani. Si sono offerti di aiutare anche i ragazzi della Misericordia di Roma, un’associazione nata da poco, con le loro divise celesti e gialle, ci sono i giovani delle parrocchie Santissimo Corpo e Sangue di Cristo e Santa Caterina, anonimi abitanti del quartiere Appio-Tuscolano.Cinque coppie italiane a turno cucinano il primo piatto. Molte altre le persone disposte a far panini, almeno 20 a famiglia, in modo da arrivare a 120/140. Domenica scorsa toccava a Dino Impagliazzo, 77 anni, ex dirigente Inps. E’ arrivato con due pentoloni grandi così: «Ho cucinato la classica pasta e fagioli romana. Patate, carote, odori vari». Mentre parla, i commensali (in realtà mangiano in piedi, al massimo appoggiano il piatto sulle selle e i bauletti dei motorini parcheggiati davanti alla stazione Tuscolana) rifanno il giro, si rimettono in fila per avere un altro piatto, «perché la fame è fame», dice un volontario comprensivo, «e allora la prossima volta gliene facciamo un po’ di più», promette Dino.Questa volta la signora Angela ha fatto solo il tè, ma la pasta al ragù della domenica precedente ancora se la ricordano nel piazzale della stazione. «Non avevo mai cucinato per 100 persone, io e mio marito siamo stati dalle quattro all’una di notte a tagliare odori e cuocere il ragù. Ma quanti complimenti, che soddisfazione, dopo tanta fatica...».Annamaria Roccatano, la moglie di Mino De Napoli, ha passato tutto il pomeriggio ai fornelli, a preparare frittate di zucchine, patate e carciofi, da mettere nei panini. Adesso dà una mano ai volontari, tiene il piatto, passa le posate. In fila ci saranno un centinaio di persone, il pasto viene consumato in silenzio, tra imbarazzo e dignità. Ognuno si è aggiustato in un angolo, ma certo la situazione
non è delle più comode. Manca tutto, c’è solo l’entusiasmo di certa gente. Alle nove è tutto finito, i poveri scompaiono nella notte, i volontari tornano a casa alla spicciolata, dopo essersi messi d’accordo sui prossimi panini da preparare, su come nutrire quel rumeno che ha perso i denti, su dove trovare una sistemazione per Gianni, una visita specialistica a Luisa.«Credo che ogni persona in difficoltà abbia bisogno dell’aiuto dell’altro. E’ la molla che mi fa sempre trovare in situazioni di bisogno», spiega Dino, semplicemente. Meno male che c’è questa “molla”, meno male che nel silenzio indolente e disincantato della domenica sera romana, certe persone sono sotto la pioggia, con un tegame in mano, a distribuire cibo, consigli, pacche sulle spalle. La signora Angela, 61 anni, ex assicuratrice in pensione dagli occhi chiari e buoni, è rimasta fino alla fine, fino a quando l’ultimo poveraccio non si è incamminato chissà dove. «Sono creature a cui voler bene. Piuttosto che starsene tranquilli a casa, a pensare alle nostre comodità, credo che nella vita valga la pena aiutare gli altri. E’ più utile per tutti». A Dino e Mino questa sera è venuta un’idea: «Basterebbero sei panini a famiglia, mettiamo un cartello nella bacheca del nostro condominio di via Imera: chi vuole partecipa». E’ scattata la “molla”, e sembra contagiosa.
Cinque coppie a turno cucinano il primo, altri fanno i paniniSi mangia in piedi, in silenzio e c’è chi fa il bis.





Anche la Confraternita della Misericordia da’ una mano.

La Confraternita della Misericordia risale al 1200, è dunque il più antico movimento di volontari che c’è in Italia. E’ nata a Firenze, ma ora ha sedi in ogni parte del Paese. Molte quelle presenti anche a Roma. L’ultima nata, a settembre 2006 (ancora non ha una sede, si appoggia alla parrocchia del Santissimo Corpo e Sangue di Cristo) è all’Appio-Tuscolano. «Siamo 45 persone, per lo più studenti universitari - spiega Valerio Esposito, 26 anni, che a breve si laureerà in Scienze applicate ai beni culturali - che cerchiamo di aiutare le persone in difficoltà». I campi di azione sono sanità, sociale e protezione civile. La sede è in via Narni, angolo via Assisi, aperta il giovedì dalle 19 alle 22,30 e il sabato dalle 16 alle 19. Per informazioni, telefonare al 329/6005060. Nuovi volontari di ogni età sono ben graditi.



Una piccola formazione della Confraternita della Misericordia.