lunedì 24 agosto 2009

UN POMERIGGIO DI AGOSTO A L'AQUILA E DINTORNI.

Introduzione.
Una gita di un giorno da un mio carissimo amico, mi ha portato nel mezzo di un campo di lavoro, costituito dai volontari di importanti associazioni a livello civile e religioso, per aiutare le persone rimaste coinvolte nel terremoto del 6 aprile a L'Aquila.
Una chiesa improvvisata ( le foto).

Dopo il terremoto del 6 aprile, organizzazioni di giovani volontari hanno costituito molti campi di lavoro. Le foto seguenti mostrano una chiesa costruita con attrezzature d'emergenza, nei pressi del campo di lavoro di S. Giacomo nei pressi di L'Aquila.

Appena sotto: con una grossa tenda e sei semplici gazebo sono state create la navata centrale e quelle laterali; al centro: officiazione della santa Messa, presenti i ragazzi volontari della confraternita della Misericordia provenienti da ogni parte d'Italia e gente della frazione di S. Giacomo; in basso: i volontari hanno costruito, mediante un traliccio in tubi un campanile ed lo stanno verniciando.
















































Angiolino.

Angiolino Colasante e' un ingegnere elettronico che vive a Chieti Scalo, e' professore in un istituto tecnico di questa citta', esercita la sua professione nei momenti liberi e appena puo' va persino ad aiutare i suoi in campagna ad Arielli, in provincia, dov'e' la casa dei genitori.
E' instancabile non si e' mai fermato da quando lo conosco.
Angiolino e' tutto questo e soprattutto e' mio amico; l'ho conosciuto ai tempi dell'Universita', e c'incontravamo spesso in facolta'. Ed e' nata una grande amicizia, anche per un interesse comune: frequentavamo il movimento dei focolari della non mai abbastanza compianta Chiara Lubich.
Con l'andare degli anni, Angiolino, che e' stato sempre un tipo generoso e predisposto ad aiutare la gente in difficolta', ha acquisito una sensibilita' organizzativa, che lo porta a operare dove c'e' bisogno. E quest'anno dopo il terremoto di L'Aquila, appena ha potuto e' entrato a far parte dell'organizzazione dei campi di lavoro, in collaborazione con altre associazioni civiche e religiose.


Cronaca di una breve visita all'Aquila.

Telefono da Roma ad Angiolino, che e' a casa a Chieti Scalo: - Senti, quand'e' che posso venirti a trovare? - E Lui: vieni sabato, pranzi da noi e cosi' il pomeriggio andiamo a fare una visita al campo di lavoro a L'Aquila. -
Sono d'accordo e sabato 22 agosto parto dalla Stazione Tiburtina alle 7 del mattino con il pullman Arpa, che fa una corsa quasi non stop fino a Chieti e a Pescara.
Alle 9:25 gia' sono a Chieti e vengo accolto con tutti gli onori, da Angiolino, la moglie Anna Maria e da tre figli, Paolo di 18, Simona di 16 , Marco, di 10 anni.
La mattina la impegniamo io, Angiolino ed i suoi tre figli ad andare a fare una passeggiata in montagna sul Blockhous della Maiella ( solo 45 minuti di macchina), poi al ritorno pranziamo nell'accogliente appartamento di Chieti dei miei amici ed alle quattro e mezza del pomeriggio si parte per l'Aquila, con Angiolino, Anna Maria e Marco.
Prendiamo l'autostrada A24 fino a Bussi e poi la statale che collega con l'Aquila.
Il primo tratto del viaggio e' tranquillo, con scenari e panorami montani da incorniciare, poi nei pressi di Barisciano comincia la zona dell'aquilano e iniziano a vedersi gli effetti del terremoto.
Da una parte e dall'altra della strada s'intravedono case lesionate, piu' o meno gravemente ed altre ancora addirittura crollate e tutte da rifare completamente.
Ti viene una tristezza nel cuore, al ricordo di esserci passato in questa zona nell'ottobre scorso in un assolato giorno di rigoglioso autunno, dove allora non si aveva il minimo sospetto di cosa sarebbe successo sei mesi dopo.
Il viaggio verso L'Aquila continua e si nota un altro aspetto delle conseguenze del terremoto: ai lati della strada, ogni tanto affiorano casette di legno, tipo baite, in vendita e chi ha i soldi per comprarle, gia' si assicura un tempestivo rifugio per l'inverno che verra'.
Poi balzano ai nostri occhi i numerosi accampamenti di tendopoli, nei pressi dei paesetti che incontriamo.
L'Aquila e' quasi alle porte e si vedono ogni tanto piccoli cantieri di case gia' pronte per gli sfollati: e' un buon segno.
Comunque per la cronaca, fino ad oggi 22 agosto Angiolino mi dice che ci sono in tre zone di L'Aquila, grossissimi cantieri, con palazzi agli ultimi ritocchi: tra un mese le prime consegne. Quindi sembra che il governo abbia mantenuto le promesse.
Passiamo vicino a Paganica e poi al bivio per Onna: quest'ultimo e' ancora piantonato dagli agenti e fanno passare solo chi ha il permesso.
L'atmosfera, si sente nell'aria, e' triste, rassegnata e di dolore, manca la vitalita' dei giorni miglori nei cuori della gente, che deve affrontare tanti problemi, lottare con le proprie forze contro realta' delle volte scomode e soprattutto contro le amministrazioni locali, che talvolta non collaborano e non soddisfano tempestivamente i bisogni e le esigenze del momento.
Non tutto va bene, c'e' gente che si lamenta, c'e' gente che e' stufa di condividere una tenda con altre famiglie, di non fare la doccia tutti i giorni, di usare bagni e strutture sanitarie da condividire con chissachi'; inoltre c'e' anche la paura, per fenomeni di sciacallaggio intelligente, di perdere il diritto di avere una casa subito, perche' si sono introdotte famiglie che ne hanno meno diritto o che non ne hanno addirittura per niente, tipo gruppi di intrepidi extracomunitari, che non avendo avuto la casa danneggiata, simulano di averne bisogno.
E' stata una cosa troppo grossa questo terremoto, ha paralizzato una provincia, se non un'intera regione.
Ma non tutto e' morto: i giovani riprenderanno le scuole tra un mese o meno e gli adulti hanno gia' ripreso il lavoro: gli abbruzzesi dal carattere forte ed orgoglioso non si lasciano abbattere e si stanno rimboccando le maniche.
Ora siamo a L'Aquila e lo spettacolo si fa piu' avvilente, perche si ha la visione dei tanti crolli avvenuti in citta', solo nei dintorni del centro la vita e' ritotnata quasi normale e la gente tornata a vivere nelle loro case, ma per il resto e' notte fonda. Ci sono ancora tante tendopoli, che dimostrano che siamo ancora lontani dalla normalita' completa.
Attraversiamo buona parte della citta' con l'animo sospeso e arriviamo alla frazione di S. Giacomo, dove e' il campo di lavoro dove opera Angiolino: c'e' una piccola chiesa con un bel campanile e li' ci fermiamo.
Si vede una tenda molto grande a pochi metri: la chiesa della frazione e' pericolante ed inagibile, allora i volontari ne hanno costruita una vicina articificialmente: una tenda fatta di impalcature di ferro ne costituisce la navata centrale, mentre le due navate laterali sono formate da tre gazebo messi in serie, per ogni navata. Non c'e' la croce sul davanti del "tetto", la devono ancora mettere, ma dentro c'e' tutto: l'altare, l'ambone ed un impianto microfonico; Infine due lunghe file di sedie riempiono la navata centrale.
A una decina di metri all'esterno della navata sinistra c'e' un incastellamento di tubi, alla sommita' del quale ci sono due campane: il campanile, per l'appunto. Dentro la struttura sono arrampicati tre ragazzi volontari, che stanno verniciando con l'antiruggine i tubi un po' arrugginiti, rimediati da qualche parte.Chissa' per quanto tempo dovra' questa chiesa provvisoria dovra' sostituire quella originale...
Arriviamo che stanno facendo la Messa Vespertina; infatti sono le sei passate del pomeriggio.
L'ambiente e' pieno di persone per lo piu' giovani, molti dei quali sono volontari del campo di lavoro a S. Giacomo.
La Liturgia si svolge regolarmente e senza intoppi, tra canti, letture e orazioni.
Poi c'e' l'alleluja, la lettura del Vangelo ed infine l'omelia.
Nell'omelia, il sacerdote, dopo aver commentato il vangelo, prende lo spunto di parlare amaramente della situazione attuale: denuncia tutte le strutture politiche, che prima fanno tante promesse e poi si dimenticano della gente e non viene risparmiato nemmeno il G8, svoltosi qui un mese prima. Promesse, soldi ed aiuti che non hanno rispettato le attese.
Terminata la messa, la giornata con il mio amico termina, perche' devo ritornare a Roma in serata. Ci salutiamo e ci ripromettiamo di vederci presto, magari essendo spettatori di una situazione notevolmente migliorata.

Un paio di minuti di scossa tellurica di quell'infausto 6 aprile, quanti problemi e situazioni dolorose hanno creato.
Tutto non finira' presto, e' inutile illudersi che nel prossimo inverno tutti saranno al caldo con tutte le proprie cose, ma si fara' il possibile, affinche' un grande numero di persone dimentichino questa tragica esperienza.
Ma le tracce di quest'evento saranno presenti per diversi anni, perche' quando accade un grave terremoto, dovunque e' cosi'.
L'importante e' non scoraggiarsi e cercare di vivere la vita nell'attimo presente, senza illudersi non piu' di tanto. Ma alla fine la costanza di chi avra' lottato portera' il giusto premio a chi ha creduto nella vita e nei veri valori, nonostante tutto.

(Paolo Carlizza)

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